Minervini Girolamo Magistrato

Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena assassinato dalle Brigate Rosse

Minervini Girolamo Magistrato

Nato a Teramo il 4 maggio del 1919, da famiglia pugliese, figlio di un funzionario della allora Pubblica Sicurezza, primo di tre fratelli. Frequenta Giurisprudenza alla “Sapienza” di Roma e si laurea giovanissimo a 22 anni.

Supera il concorso in Polizia e nel 1943 viene destinato a Bolzano. L’otto settembre ricercato dai tedeschi, riesce a raggiungere  Roma. Nel frattempo,  supera il concorso in Magistratura. La sua carriera inizia presso il Tribunale di Roma. Nel 1945, chiamato dal Guardasigilli Togliatti , fa parte del suo Gabinetto.

Nel 1964 viene nominato Magistrato d’Appello e nel 1968 viene chiamato a far parte del CSM, di cui ne fece parte fino al 1972. Viene, nel frattempo, nominato Magistrato di Cassazione. Successivamente assunse prima l’incarico di Capo della Segreteria e subito dopo di Vice Direttore Generale degli Istituti Penitenziari presso il Ministero di Grazia e Giustizia. A seguire la nomina alla funzioni direttive superiori.

Nel 1979, già nel mirino delle BR, decise di ritornare in Cassazione.

Alla morte del Direttore Generale degli Istituti Penitenziari Giuseppe Altavista, pur consapevole dei rischi, accettò, senza tentennamenti  – “In Guerra un Generale non può rifiutare di andare in un posto dove su muore”, ripetè al figlio Mauro – il nuovo, prestigioso e pericoloso incarico.

Quella poltrona non fu mai occupata. Solo poche ore dopo dall’annuncio della sua nomina, le Br anticiparono il suo insediamento freddandolo il 18 marzo dell’80 su quell’autobus di linea che lo stava portando al Ministero.

 

La figura del Magistrato Girolamo Minervini, ucciso dalle Br poche ore dopo la comunicazione della sua nomina, da parte del Presidente del Consiglio Cossiga, a Direttore generale degli Istituti Penitenziari presso il Ministero di Grazia e Giustizia, segnò profondamente  la vita cittadina molfettese.

La mano delle Br, in quel lontano 18 marzo del 1980, interruppe  il suo arrivo al Ministero freddandolo su un autobus urbano dell’Atac di Roma che il magistrato abitualmente utilizzava, senza scorta (“E’ inutile far ammazzare giovani poliziotti”, amava ripetere) per raggiungere il suo ufficio.

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