La mente nasconde pertugi invisibili colmi di dolore, sofferenza. L'apparenza a tutti i costi, malsana dottrina del nostro tempo, costringe chi soffre all'esilio, al silenzio.

L'inadeguatezza ti pervade, ti rende un alieno in una società che impone solo perfezione e sorrisi. La sofferenza non può essere negata, rifiutata, ignorata.

Chi soffre ha una straordinaria dignità, al contrario di questa società, sorda.

Questa tragica notizia addolora, non solo me ma anche tutti i nostri concittadini e concittadine e mi riporta agli anni spesi nelle carceri a cercare di dare un senso alla vita di quei giovani che conservavano con dignità un dolore immenso ma che, purtroppo, avevano smesso di credere nella vita già da tempo, nella feroce indifferenza del mondo.

Impossibile immaginare il dolore straziante di chi ha lottato perché ciò non accadesse, di chi ha generato e amato un figlio desiderando solo la sua felicità.

Son tempi difficili, la crisi valoriale, economica, la pandemia.

Si è perduta l'opportunità, i sogni, i desideri, i momenti di aggregazione e confronto, tempi in cui l'isolamento sociale ha cancellato visivamente lo scambio empatico, la capacità di interpretare le emozioni, i sorrisi, gli abbracci.

Dovremmo insegnare ai nostri figli a resistere, a non vergognarsi del dolore dell'anima. Ricordagli che non sono soli e che saremo pronti a cogliere la loro richiesta di aiuto ed a farci comunità vigile ed attenta alle manifestazioni della sofferenza e del malessere esistenziale.

Ai genitori, ai famigliari, rivolgo il mio abbraccio, ai giovani della città auspico sappiano rigenerare la consapevolezza del senso della vita e delle relazioni.