27 gennaio 1945: 76 anni dopo. Per non dimenticare

27 gennaio 1945: 76 anni dopo. Per non dimenticare

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Il 27 gennaio celebriamo la giornata della memoria per ricordare le persecuzioni del popolo ebraico, dei deportati militari e dei politici italiani nei campi nazisti ma anche lo sterminio sistematico di circa 6 milioni di ebrei, di omosessuali, di zingari, avversari politici, malati di mente, disabili, testimoni di Geova rinchiusi, torturati e poi uccisi nei lager nazisti nel corso della seconda Guerra mondiale.
La data non è casuale. Coincide con l’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e la liberazione dei sopravvissuti, avvenuta il 27 gennaio del 1945, da parte dell’Armata Rossa.

Ricordare quanto è accaduto nel cuore dell’Europa è un dovere nei confronti dell’umanità perché se non è possibile comprendere le motivazioni per cui tutto questo sia accaduto, è necessaria la conoscenza, affinchè ciò che è accaduto non si ripeta. Per questo è indispensabile il lavoro delle Istituzioni ma anche delle agenzie educative, delle famiglie, della scuola. Mi rivolgo ai genitori, agli insegnanti, a quegli adulti che hanno il privilegio di interfacciarsi tutti i giorni con i più giovani perché li accompagnino in un percorso di conoscenza e di coscienza che aiuti tutti a non ripiombare nelle tenebre.

La Giornata della memoria viene celebrata “affinché simili eventi non possano mai più accadere”, sottolinea la legge italiana del 2000 con cui è stata istituita, eppure a poche centinaia di chilometri di distanza, al di là dei nostri confini nazionali, gli utlimi della terra vengono bloccati e muoiono sotto la neve che attutisce le loro grida di aiuto. Accade oggi nella nostra Europa che per questa nefandezza ha stanziato milioni di euro.
«E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo», scriveva Primo Levi, scrittore, chimico, prezioso sopravvissuto al lager. Ebbene, quello che è accaduto non può essere cancellato, ma tutti insieme dobbiamo farne memoria.

Tommaso Minervini - Sindaco di Molfetta

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