A proposito di legalità e di etica dell'impegno pubblico

A proposito di legalità e di etica dell'impegno pubblico

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Promossa dall’associazione Libera di don Ciotti, che ho avuto il piacere di incontrare qualche settimana fa, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, oggi, 21 marzo, in centinaia di città in Italia, Europa, Africa e America Latina, si celebra la XXVII “Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Iniziative sono in corso anche da noi.

Riflettiamo sul concetto di legalità che non è, non deve e non può essere esclusivo ed escludente, o peggio ancora concepito sulla base di personalismi ed individualismi, e sul concetto di etica dell’impegno pubblico che è parte della formazione di un uomo, del vissuto di ciascuno.

La legalità non è un concetto astratto. Non è, non può e non deve essere ritenuta appannaggio di pochi eletti. Se è vero che tutti sono tenuti ad agire secondo la legge. E’ anche vero che il potere deve essere esercitato in modo discrezionale, non in modo arbitrario, pur nel rispetto delle regole. Legalità significa anche sapere ascoltare per evitare l’acuirsi di deficit di democrazia che, come stiamo vedendo queste settimane, portano a veri e propri disastri.

Non si può parlare di legalità senza fare riferimento all’etica dell’impegno pubblico che è l’unico punto di riferimento a cui ogni amministratore deve sottendere, proprio come l’idea di libertà sottende quella di giustizia sociale.

Da sempre, pensatori, filosofi e uomini di Stato si sono interrogati sul tema dell’impegno pubblico, su quali dovessero essere i principi morali, le virtù e le regole di condotta di chi assumeva una carica nell’amministrazione statale. La questione è ancora attuale anche se il dibattito spesso è negato in nome di un giustizialismo pericoloso che non ha nulla di etico e di rispettoso del ruolo delle Istituzioni.

C’è stato un tempo in cui chi si occupava della cosa pubblica era tenuto in altissima considerazione. Oggi nel comune sentire, quel riconoscimento sociale che un tempo si attribuiva a coloro che si occupavano della cosa pubblica, sia a livello locale, che regionale, che nazionale, sembra aver lasciato il posto ad un atteggiamento di sufficienza.

Eppure l’attività politica ed amministrativa a livello comunale rappresentano la migliore palestra per ricostruire una rinnovata, convinta attenzione al perseguimento del bene comune. Ridare attenzione alla cosa pubblica significa assumere i panni e le responsabilità delle persone lungimiranti interessate a costruire un futuro migliore per sé e per i propri figli e per le generazioni future.

Tommaso MInervini

 

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