Branco di minori in azione a Molfetta. Il Sindaco Minervini: stiamo mobiltando Istituzioni e comunità educative

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«Sono da sempre convinto che il compito delle Istituzioni, e più in generale delle agenzie educative, sia quello di comprendere il disagio profondo che si nasconde nei minori che si rendono protagonisti di episodi di violenza. Ma, a volte, è davvero difficile perfino provare a capire. E’ evidente che c’è chi, giovanissimo, sceglie di esprimersi attraverso la violenza. Un fenomeno che sta diventando sempre più cruento in tante città. Ma a cui Molfetta deve rispondere coralmente». Il Sindaco, Tommaso Minervini, commenta così l’aggressione, violentissima, ai danni di un giovane, avvenuta nella serata di sabato scorso.

«Certo – continua il Primo cittadino - ci vogliono le telecamere, ci vogliono maggiori controlli e una maggiore presenza di forze dell’ordine sul territorio, ma si tratta anche di educazione, che non c’è, di collaborazione delle famiglie e degli stessi giovani. Ai protagonisti di questo episodio gravissimo, doloroso, un vero pestaggio, dico – aggiunge Minervini - che devono provare vergogna. Ma mi rivolgo anche ai loro genitori. Cari signori, se sapessi che mio figlio è stato capace di compiere un atto simile io, che sono padre e nonno, non esiterei ad accompagnarlo in caserma, ad intervenire prima che diventi troppo tardi, prima che si intraprenda una strada di non ritorno».

«Questa non è Molfetta. Non è la città accogliente che conosciamo. Non è quella che, tutti insieme, stiamo provando a costruire. Comprendo l’angoscia delle famiglie, di tutti quei genitori che hanno figli giovani, minorenni, che escono la sera, vivono la loro età. Esprimo piena solidarietà ai familiari del giovane aggredito sabato scorso e pure ai genitori del quindicenne aggredito martedì scorso. Sono pronto ad incontrarli e – dice il Sindaco - a manifestare loro, di persona, la mia vicinanza. So che i carabinieri stanno compiendo proficuamente il loro dovere per fare piena luce sui fatti, affinchè i responsabili siano rapidamente individuati e severamente puniti. Anche alla luce del fatto che gli investigatori ritengono si tratti sempre dello stesso branco. Anche con il supporto di chi c’era. Di chi ha visto. Preannuncio che ci costituiremo parte civile e chiederemo che i responsabili paghino anche in solido alla comunità per il danno arrecato. E, se minori, se figli di persone che nulla hanno, allora, che siano condannati a svolgere lavori di pubblica utilità fino alla estinzione del debito con la giustizia, con la società civile. Ma non basta. Stiamo mobilitando la comunità educante: le famiglie, le parrocchie, il terzo settore ed il volontariato che da anni lavora sull’intercettazione di disagi e disturbi del comportamento sociale».

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