Recupero del Motopesca "Francesco Padre"

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Il sindaco Azzollini: «Comune pronto a fare la sua parte»

Il sindaco di Molfetta scrive una lettera alla Procura della Repubblica di Trani che ha riaperto le indagini sul motopesca affondato nel 1994 al largo del Montenegro:
«Il Comune è pronto a contribuire al recupero del relitto e dei corpi»

«Il desiderio di verità sull'affondamento del motopesca "Francesco Padre", avvenuto il 4 novembre del 1994, è oggi sempre vivo in tutti i cittadini di Molfetta. L'amministrazione comunale è pronta a fare la propria parte per giungere il più presto possibile al recupero dei quattro marinai molfettesi e del relitto in cui sono rimasti sepolti per sedici lunghi anni.» È quanto afferma il Sen. Antonio Azzollini riassumendo il contenuto di una lettera inviata alla Procura della Repubblica di Trani.

Il sindaco di Molfetta riallaccia così i fili di una battaglia umana e civile, prima ancora che politica, che risale al lontano 1997. Già allora, infatti, il parlamentare molfettese si era fatto portavoce delle famiglie dei marinai del "Francesco Padre" e dell'intera marineria locale chiedendo più volte, all'allora premier Romano Prodi e persino al Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, il recupero del relitto affondato tre anni prima al largo del Montenegro per cause ancora ignote. In una successiva interrogazione parlamentare (inoltrata, fra gli altri, anche al Ministro delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali e al Ministro dei Trasporti e della Navigazione) il senatore Azzollini evidenziava come in quei giorni si stesse procedendo al recupero di una motonave albanese affondata a quasi 800 metri di profondità nelle acque dell'Adriatico (la "Kater 1 Rades" il 28 marzo 1997 era entrata in collisione con un mezzo militare italiano).

Quell'operazione, compiuta in condizioni difficili e con un dispiego di mezzi economici e tecnici di ogni genere (tra cui anche un robot filoguidato), sarebbe stata utile anche al recupero del "Francesco Padre". «(?) Nelle stesse acque pugliesi ad una profondità decisamente più accessibile, ad appena 80 metri, giace il relitto del motopeschereccio Francesco Padre della marineria di Molfetta e con esso le spoglie dei quattro marinai italiani e i segreti del suo affondamento (?)» scriveva Azzollini quattordici anni fa, evidenziando come i mezzi impegnati nel recupero del natante albanese fossero gli stessi necessari per far riemergere il "Francesco Padre" che si trovava a pochissima distanza.

Così, oggi, Azzollini ricorda quella vicenda: «Le operazioni di recupero del natante molfettese si sarebbero potute effettuare agevolmente, in condizioni meteo marine favorevoli, con costi assolutamente contenuti e in tempi più adeguati. Sarebbe bastato autorizzare gli stessi mezzi presenti in Adriatico per recuperare l'imbarcazione albanese. In quella circostanza sottolineai pubblicamente l'urgenza di intervenire. Mi rivolsi direttamente alle massime autorità dello Stato, scrissi e riscrissi lettere ai capi dello Stato e del Governo dell'epoca. Non ho mai creduto alle congetture che furono fatte, ecco perché chiesi che fossero restituite ai familiari le salme dei loro cari e con loro una verità che riaffermasse l'onore di quei lavoratori. In quel momento avevo dalla mia parte l'intera marineria di Molfetta e i familiari dei marinai deceduti. Purtroppo, la storia racconta che quel nostro grido di aiuto rimase misteriosamente inascoltato.»

Perché quel muro di gomma? Nonostante l'eco di questo interrogativo, ripreso di recente nel libro "Colpito e affondato" del giornalista Gianni Lannes, Azzollini rinnova il proprio impegno personale per fare luce su quell'assurda tragedia. «Ritengo sia l'ultima occasione per chiudere definitivamente questo triste capitolo della storia italiana. Sedici anni di attesa sono troppi da sopportare: è il momento di restituire ai loro cari i resti dei quattro marinai molfettesi rimasti incastrati nelle pieghe di questo mistero insoluto. La comunità di Molfetta è pronta a fare la sua parte. È apprezzabile la scelta della Procura di Trani di riaprire le indagini, pertanto a nome della Giunta comunale assicuro sin d'ora la massima disponibilità del Comune di Molfetta a contribuire per superare eventuali ostacoli, di carattere logistico o economico, che dovessero presentarsi sul percorso che porta al recupero del relitto.»

Palazzo di Città, 10 marzo 2010
Ufficio Stampa Comune di Molfetta

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